Bramante a Milano
"Non poteva la natura formare un ingegno più spedito che esercitasse e mettesse in opera le cose dell'arte con maggiore invenzione e misura come costui" (Vasari)
A cinquecento anni dalla morte di Donato Bramante una mostra dedicata alla sua opera pittorica, tanto rara quanto problematica, e alle conseguenze profonde e determinanti della sua presenza in Lombardia sulle arti figurative.Tramite lui arrivarono a Milano e in terra lombarda le novità del centro Italia, che lui stesso reinventa ed elabora diventando modello insuperato. Lo si vede nel lessico ornamentale all’antica, fatto di materiali poveri, terracotta colorata, stucco, affresco, immediatamente comunicativo e facilmente riproducibile; nelle illusioni spaziali dall’effetto infallibile, nel fare grandioso e monumentale. Nessuna delle sue pitture, tranne il Cristo alla colonna, è autografa, tutte sono di collaborazione, ma tutte gli appartengono progettualmente in toto. Un modus operandi che non ha nulla a che vedere con i capomastri lombardi e che anticipa la prassi dell’ultimo Raffaello nella Roma papale e il ruolo di Giulio Romano a Mantova o di Jacopo Sansovino a Venezia. Milano beneficiò della sua presenza diventando città culturalmente avanzata e di prim'ordine nel panorama delle corti rinascimentali. Una mostra per conoscere certo il Bramante pittore, ma anche l'uomo colto che si fa scrittore, poeta, commentatore di Dante, cosmografo. Cosa rara per un "omo sanza lettere"!.